domenica 9 ottobre 2011

48° anniversario strage del Vajont...

Amici di Bibo partecipa al ricordo della strage del Vajont, oggi 9 ottobre, 48 anni dopo. Lo ricordiamo postando le parole di un giovane che sarebbe nato circa 20 anni dopo la strage, ma che "ricorda", conosce, ama, partecipa.... leggetelo.. guardate la foto di ERTO fatta oggi da un giovane, leggete la poesia che una notte lui ha scritto per ERTO.

Tutto ciò è motivo di speranza....

infine: non dimentico che a Ponte nelle Alpi, in occasione della presentazione di BIBO poche settimane fa, durante il dibattito un cittadino ci ha invitati a cominciare i preparativi per una grande celebrazione del 50° del Vajont, tra due anni.
BIBO ci sarà. Le acque che abbiamo celebrato nelle risorgive, nel BIBO, e le acque del PIave del vajont, sono tutte acque del nostro Pianeta, tutte violentate ugualmente, e noi lavoreremo per restituire.

buona lettura amic*

Per non dimenticare, 48° anniversario del disastro del Vajont…

8 10 2011

di Paolo Steffan

Veduta della parte orientale del vecchio borgo di Erto - Foto di Paolo Steffan (2010)

9/10/1963-9/10/2011 – Tutti sanno che cos’è stato il disastro del Vajont, quasi tutti, anzi molti… insomma, troppo pochi ricordano, specie i giovani, a cui spesso nessuno ha fatto presente che cos’è stata quella tragedia, perché va ricordata oggi, quasi mezzo secolo dopo… Io – molti anni fa – ho avuto la fortuna di avere incontrato chi mi ha iniziato a quella storia; poi ho visto lo spettacolo magistrale di Marco Paolini; poi sono passati alcuni anni. E l’anno scorso quella storia è riaffiorata, causa una visita ad Erto, che ho trovato bellissimo, e ancora pregno – specie nei suoi angoli più caratteristici – di quella tragicità che non gli si staccherà mai più di dosso! E allora, dopo quella visita a Pasquetta del 2010, ho scritto in poche ore, confezionato in pochi giorni, un testo in versi, venutomi naturale e necessario. E con lo stesso spirito, questa notte che prelude a quella di 48 anni dopo la tragedia, confeziono questo articolo, che vuole utilizzare i potenti tentacoli della rete per ricordare ancora, e ancora, e ancora…

Perché dopo questi ultimi 50 anni di grandi cambiamenti, di sfrenate corse al guadagno e all’arricchimento di ceti e aree privilegiate del mondo (di cui ben si sa…), alle spalle di un’umanità dimenticata e oltraggiata, spesso uccisa, a livello globale, senza che il più delle volte nessuno abbia reso giustizia, forse va ricordato più di sempre che cos’è stato il disastro del Vajont.

Va ricordato in un tempo nel quale un ministro della Repubblica – tale Giovanardi – si permette (alcuni mesi fa), nel dibattito sul ritorno al nucleare in Italia, di dichiarare (ad una trasmissione di La7) che i pericoli del nucleare non sono certo di molto superiori a quelli dell’idroelettrico, basta vedere quanto è accaduto con la diga del Vajont! “BASTARDO!”, come direbbe Paolini di chi è stato complice del disastro… Ma BASTARDI anche noi!, che permettiamo, per la nostra troppo poca memoria, che un ministro della Repubblica faccia esternazioni di questo tipo, che sono di una gravità estrema, poiché manipolanti una memoria che non si può permettere che venga manipolata! Noi che – fuori dalla valle di Longarone – crediamo non ci riguardi una proposta, di qualche mese fa anch’essa, di produrre energia idroelettrica con le acque insanguinate del torrente Vajont, là dove solo la memoria – non la speculazione – dovrebbe sopravvivere; esagero, ma voglio veicolare concetti che paiono incomprensibili a molti: sarebbe come riaccendere un forno di Auschwitz per cucinarci le costicine! Non sarebbe certo crimine contro l’umanità, ma Oltraggio!, un oltraggio alle più sacre memorie delle azioni più turpi che si sono compiute in quanto uomini, un oltraggio che non ci possiamo permettere!!!

Il Vajont è stato una shoah tutta veneta, tutta italiana, un modello di tragedia che risuona in altre aree del globo, da quando la civiltà contadina dell’Italia di allora è diventata oggi la civiltà dei Paesi poveri, schiacciata da un capitalismo infame supportato dalla complicità di una classe intellettuale che – almeno qui in Italia – è inetta e silente!! Come gli uomini della Sade, come il Governo (e quest’ultimo ieri come oggi)!

E allora, noi, che teniamo – io spero – più agli uomini, quelli che puzzano di pelle e sudore, quelli che sfiatano come animali e che hanno un cuore che pulsa e degli occhi che sanno versare lagrime, se messi di fronte a queste tragedie – io spero che noi, che al PIL teniamo un po’ meno che ai nostri genitori, ai morosi, agli amici (io lo spero), ci incazziamo quando i quotidiani (anche piccoli, anche solo presunti) disastri del Vajont si ripropongono davanti a noi, che li contrastiamo, che li strozziamo sul nascere! Che li denunciamo!

Dobbiamo essere migliori di chi dice “disgrazia”, di chi dice “non ci sono colpevoli” od “oramai è successo, che rompi le balle a fare, c’è solo il dolore”: NO, cazzo, DOBBIAMO ESSERE TINE MERLIN, NON BASTARDI OMICIDI!!

E se c’è un lato positivissimo della celeberrima “crisi” – che ormai a forza di nominarla sta facendoci nevrotici tutti – è che sempre più abbiamo il tempo e la possibilità per essere delle Tine Merlin, e non complici…

Pensiamoci… E, se volete, cliccate sul seguente link per aprire il pdf contente i versi di Perèrto, il mio roccioso testo in due parti – oggi qui pubblicato in memoria di un passato e in lode di un presente, lì, ad Erto:

Paolo Steffan, “Perèrto” (poesia)

Paolo Steffan, 9 ottobre 2011



http://steffanpaulus.wordpress.com/2011/10/08/per-non-dimenticare-48%C2%B0-anniversario-del-disastro-del-vajont/#comment-284

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