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Topinanbur |
Un SMS, è di Nadia, c'è scritto:
E' morto Andrea...
Lacrime.... al maestro...
Sono a tavola e sto parlando con il mio bambino Giulio e con mamma Vinzia.
Dico: è morto Zanzotto.
Non me l'aspettavo, era arrivato al giro di boa dei novantanni, che per lui non contava niente.
Non l'ho mai conosciuto ma conoscevo il figlio Fabio che aveva fatto l'artistico con me, l'ultimo anno eravamo nella stessa classe, sua madre era la nostra insegnante di italiano.
Avevamo una amico comune io e Fabio, Giuseppe Tarzoni, di Follina.
Con Fabio prendeva ogni giorno, andata e ritorno, la corriera che da Treviso portava a Pieve di Soligo e poi a Follina fin su credo a Conegliano.
Fabio aveva raccontato a Giuseppe che suo padre era candidato al Nobel.
A me sembrava una smargiassata: chi era poi questo Andrea Zanzotto? Era il 1979, ed erano ben altre le cose importanti, per me.
Piano piano però Zanzotto si è rivelato, prima di tutto con una poesia facile facile (che io poi avevo utilizzato ampiamente per ispirare i miei versi giovanili):
Mondo, sii, e buono;
esisti buonamente,
fa' che, cerca di, tendi a, dimmi tutto,
ed ecco che io ribaltavo eludevo
e ogni inclusione era fattiva
non meno che ogni esclusione;
su bravo, esisti,
non accartocciarti in te stesso in me stesso.
Io pensavo che il mondo così concepito
con questo super-cadere super-morire
il mondo così fatturato
fosse soltanto un io male sbozzolato
fossi io indigesto male fantasticante
male fantasticato mal pagato
e non tu, bello, non tu <<santo>> e <<santificato>>
un po' più in là, da lato, da lato.
Fa' di (ex-de-ob etc.)-sistere
e oltre tutte le preposizioni note e ignote,
abbi qualche chance,
fa' buonamente un po';
il congegno abbia gioco.
Su, bello, su.
Su, munchhausen.
Nel 1999 Giuseppe Tarzoni, per sempre ragazzo, per sempre forte e coraggioso, la notte del 16 marzo a Lago di Revine scorge alcuni grossi rospi che stanno attraversando la strada provinciale 35, ferma l'auto, scende e mentre la sua ragazza li sposta per metterli al sicuro, lui si piazza in mezzo alla strada alza le braccia e fa segno di fermarsi ad una panda che sta sopraggiungendo, che gli piomba addossso e lo uccide.
Mi sono sempre chiesto come Andrea Zanzotto abbia letto questa morte, che fu clamorosa nella vallata e vissuta con sgomento: come può un giovane in salute (campione italiano di Body Building), un giovane imprenditore (due attive e apprezzate palestre), morire per salvare due rospi.
Io la mia idea c'è l'ho, anzi so perfettamente perchè il mio fraterno e carissimo amico Giuseppe ha fatto quello che ha fatto, ma sono sicuro che Andrea Zanzotto avrebbe potuto esprimerlo con parole che sarebbero state comprese da tutti e che stavano da qualche parte anche dentro di me a bollire e a mordermi il cuore.
Ecco penso che tutta la poesia di Andrea Zantotto sia una risposta a questa morte.
Per questo atto di rispetto per chi è nulla per questo mondo, in un mondo che non rispetta nulla.
Andrea Mattarollo