Domenica 13 febbraio alle 17.30 la bella sala della famosa libreria coneglianese era strapiena.Solo posti in piedi per assistere alla presentazione del libro dell'antropologa Nadia Breda, Bibo, Dalla Palude ai cementi.
Un appuntamento che il numeroso pubblico ha mostrato di apprezzare, ascoltando attentamente l'appassionato e articolato intervento di Luciano Caniato, apprezzato storico o poeta veneto, che ha presentato l'ultima fatica di Nadia Breda come un romanzo che è anche racconto autobiografico, vicenda storica e antropologica di un evento di cui tutti siamo protagonisti volenti o nolenti. Tutti noi che abbiamo assistito alla grande trasformazione del territorio veneto, al suo saccheggio e alla sua distruzione, avvenuta negli ultimi decenni ma che soprattutto con la seconda repubblica ha conosciuto un'accellerazione mostruosa.
Solo ora forse iniziamo a comprendere come la terra ed il paesaggio che ci è stato sottratto e che ci siamo lasciati sottrarre non solo non ci verranno più restituiti, ma come questa sottrazione abbia significato per noi anche una sottrazione di umanità e sensibilità.
Il libro che Nadia Breda ha scritto lungo un arco di 10 anni e che si è concluso proprio nel momento in cui l'autostrada A28 è stata completata sotterrando i palù tra Livenza e Monticano, non è la storia di una sconfitta, ma la scoperta, difficile e dolorosa, faticosissima, di non poter non esserci in questa battaglia titanica che ha visto coinvolti ministri e governatori, potenti associazioni industriali, quotidiani locali e nazionali, associazioni ambientaliste e maggioranze silenziose, non poter non esserci come donna e persona, quindi come realtà autentica (questa la giusta definizione di Caniato) per quanto piccola e in apparenza destinata a soccombere, proprio come i palù.
E invece Bibo si rivela nella lettura la storia della scoperta che proprio questo esserci, questo perdersi in questa storia (Leonardo Piasere, antropolo, ha definito questa necessità per l'antropologo di partecipare agli eventi che sono il suo oggetto di studio come "perduzione") necessaria proprio in quanto storia personale, biografica (l'autostrada passa sopra la sua casa e degli "uomini antichi", i suoi avi), ma anche collettiva di un intero popolo, un popolo vero, non quello fittizio della padania, un popolo di cui tutti noi facciamo parte, noi nati qui oppure in un altra regione quando non addirittura in un altro paese.
Non sembri strano: proprio narrando, con modalità letterariamente convincenti, una vicenda apparentemente così locale, il libro di Nadia Breda ci aiuta a comprendere quanto essa sia invece parte di una storia universale e del resto questo è sempre stato l'orizzonte della ricerca antropologica.
Alla serata oltre al vasto publlico hanno partecipato anche artisti e scrittori come Roberto Masiero, Michela Gusmeroli ed il poeta Luciano Cecchinel.
Cosa dice l'antropologia di noi? Negli ultimi anni lo sguardo si è spostato da lontane ed esotiche popolazioni verso il nostro mondo. Dal Marc Augè di Un ethnologue dans le métro, siamo noi ora ad essere osservati, e non più gli individui di culture lontane e subalterne. Nadia Breda, docente di Antropologia dell'Ambiente all'Università di Firenze, vive in un piccolo paese del trevigiano e con BIBO ci fa toccare un Veneto che rinnega il suo passato e sceglie di farci passare sopra un'autostrada.
Info su Bibo, Palù e autostrada A28
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